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La competenza conversazionale

Le basi per una professionalità che possa assicurare prestazioni di qualità, efficienti ed efficaci sono la competenza conversazionale, la competenza del sapere e quella relazionale. La competenza conversazionale è quella che consente di saper usare le parole che si scambiano durante le attività professionali e per la cui acquisizione ci si rifà alla ricerca di Giampaolo Lai ed all’attività dell’Accademia delle Tecniche Conversazionali.

Un incontro fra due o più persone è una si­tuazione complessa dove si intrecciano diversi piani: psicologico, emozionale, biologico, comportamentale, contestuale e via dicendo.

Se si immagina la scena di un colloquio psicoterapico subito si pensa all’importanza dell’ambien­te in cui l’incontro si svolge, dell’universo psicologico ed emotivo del paziente e a ciò che lo ha portato a chiedere il colloquio, dell’universo psicologico-emo­tivo del terapeuta e a ciò che lo ha portato a fare quella professione, della du­rata del tempo che passano insieme, dei modi con cui si svolge il colloquio, degli atteggiamenti dei due interlocutori, della loro mimica, del tono e del tim­bro della loro voce e di cosa si dicono, delle parole che si scambiano, delle parole che ineluttabilmente andranno ad abitare la scena del loro incontro.

E’ nota la loro importanza e l’attenzione ri­servata alle parole, affidata alla memoria, all’impressione ed alla traccia che queste possono lasciare in ognuno dei due interlocutori.

Il primo passaggio del Conversazionalismo è quello di dare un’importanza del tutto particolare alle parole della conversazione, tanto che, senza discono­scere l’importanza ed il valore di tutti gli elementi citati prima, da quella scena dove sorgono le preleva con un registratore e ne fa un ele­mento a sé stante, un testo vero e proprio che ha una sua autonomia e con quelle parole del testo, farsi delle domande, provare a darsi delle ri­sposte, trovare delle figure cui poter dare un valore e cercare cambiamenti testuali cui dare il valore di risultati. Secondo un’ottica conver­sazionale ci si occupa delle parole come esclusivi abitanti della scena psicoterapica (Lai e Fioravanzo, 1992).