Conversazionalismo e psicosomatica
Psicosomatica è un termine che patisce ancora una eccessiva quota di ambiguità oscillando fra banalizzazione e iperestensione.
L’ottica più appropriata è quella che declina la psicosomatica attraverso quattro paradigmi fondamentali: quello relazionale, quello biopsicosociale , quello dell’unità della persona fra soma e psiche, quello conversazionale.
Giampaolo Lai e Pierrette Lavanchy sono sempre stati vicino alle attività della Società Italiana di Medicina Psicosomatica (SIMP) partecipando con contributi di particolare livello a numerosi congressi. In occasione del XXIII Congresso Nazionale della SIMP (2011) dedicato a “Pregiudizio e terapie” Giampaolo Lai e Pierrette Lavanchy hanno prodotto una conversazione sul tema del congresso testimoniando il loro interesse alla psicosomatica e la peculiarità dell’approccio conversazionale in quest’ambito. Qui vengono riportati alcuni passaggi significativi e si rimanda a questo link (https://www.simpitalia.com/pregiudizio-e-terapie-conversazione-con-lai-lavanchy/) per una lettura completa della conversazione.
(…)
Lavanchy: Per tornare al Conversazionalismo, sembra che si distingua sia dall’una sia dall’altra prospettiva.
Lai: Sì, assolutamente. Si basa sulle parole, su quello che l’altro ti dice, ed è l’altro che delimita il suo ambito, il suo campo di applicazione, se è un tunnel carpale, o una gastralgia, o un polipo rettale. Quindi tu come conversazionalista, e come trader venditore di beni di parola, cerchi di fare emergere ciò che il trader compratore ti chiede. Come se fosse un mercato. Lui ti chiede delle cose, e tu gli restituisci degli altri beni di parola, in un bilateral verbal trade. Gli vendi delle parole che possono essere più o meno adatte a che lui gratifichi o riempia il vuoto che lo ha spinto a venire da te.
Lavanchy: Stavo pensando a un possibile contro-esempio, l’esempio di ciò che non farebbe mai un Conversazionalista, cioè tradurre la domanda del cliente o paziente o trader compratore in qualcos’altro, dicendo “parli del tuo stomaco perché in realtà vuoi parlare della tua anima”.
Lai: “Mi parli della tua metrorragia per dirmi che hai una grande voglia di diventare madre”. No, assolutamente. Così evita le impasse riduzionistiche dell’uno e dell’altro approccio, psicologico e somatico. Il mal di stomaco è un mal di stomaco, e basta.
Lavanchy: In questo modo evita anche le insidie del body-mind problem, della scelta tra monismo e dualismo.
Lai: E evita anche il pregiudizio dei farmaci, perché il conversazionalista è consapevole della aleatorietà del bilateral verbal trade, che può interrompersi, e allora puoi lanciare un incentivo anche farmacologico purché continui. Sapendo però che il farmaco sposta la p del prezzo pagato a sinistra della x e diventa così un debito che dovrà essere presto o tardi pagato. C’è un mio amico ansioso che ha cominciato a prendere sei, sette, dieci tranquillanti al giorno e questo diventa nella terapia un debito molto pesante. (…)
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